Una tradizione rimasta viva tra
il popolo racconta che Carlo Magno in una delle sue discese in Italia (773-800), venne
cacciando da Torino o da altra città fino a Vezzolano. Qui, scampato da qualche pericolo,
volle fondare una chiesa o semplicemente beneficiarne una preesistente. Recenti indagini
destituiscono di ogni fondamento la suddetta leggenda e danno all'origine dell'edificio
un'altra versione collegata ad un non meglio identificato Carlo Magno vissuto circa due
secoli dopo.Nel collinoso Monferrato l'ambizione di ogni costruttore fu sempre di
occupare il punto più elevato, perché l'edificio fosse visibile da lontano e prevalesse
su ogni altro. Per contrasto, il primitivo monastero gestito dai Monaci Benedettini, che
vissero di lavoro e di preghiera, secondo la regola del loro ordine dettata da San
Benedetto da Norcia, sorse nascosto nel verde di una valletta appartata, onde evitare le
bufere delle guerre e le incursioni. Malgrado ciò esso soffrì tra il 900 e il 950 delle
incursioni degli ungari e dei saraceni. La ferocia di questi ultimi fu rilevante.
Inizialmente, animati da odio religioso e da sete di ricchezza, assalirono, saccheggiarono
e distrussero il sacro edificio che rimase deserto per oltre un secolo. Anche il celebre
monastero della Novalesa in vaI di Susa nel 906 fu saccheggiato, costringendo i monaci a
cercare rifugio a Torino. Più tardi i saraceni si dedicarono anche alle serene opere di
pace, attesero alle colture dello spirito e ritrovarono la gioia del lavoro nella
coltivazione dei campi, nell'industria e nel commercio.
La ricostruzione dell'Abbazia nelle dimensioni attuali più vaste fu iniziata al
termine del secolo XI con la nuova chiesa dedicata ancora a Nostra Signora di Vezzolano,
per continuare l'opera di solidale assistenza morale e materiale a favore delle
popolazioni e delle numerose chiese da lei dipendenti. Infatti la comunità, non soggetta
ad alcun vescovo, era retta dai Prevosti Agostiniani subentrati ai Monaci Benedettini;
possedeva in varie parti del Piemonte vaste terre come a Cambiano e Chivasso, che le
procuravano un reddito considerevole in natura e in denaro. Basti ricordare la tenuta di
ben 590 giornate denominata Oviglia in territorio di Riva, dal 1969 occupata in parte
dalla società Aspera.
L'attuale monumento con la sua architettura gotico-romanica, con i suoi mirabili
affreschi, con il suo chiostro dall'agile colonnato, forse dall'imperatore medioevale
iniziato od accresciuto, attraverso dieci secoli giunse vivo sino a noi.
Pare che l'inzio della sua ricostruzione sia dovuto all'interessamento di Re Arduino
d'Ivrea e l'opera sia stata continuata lentamente per tutto il secolo XII grazie
all'intervento dei Conti Radicati e dei Signori Rivalba, i quali nel secolo XIV dipinsero
nel chiostro le glorie dei loro Casati.
L'opera altamente umanitaria dell'Abbazia venne meno a partire dal secolo XVI. Ne aveva
accertato lo stato di abbandono e di dissolutezza una visita improvvisa dell'Arcivescovo
di Milano San Carlo Borromeo nel 1578 durante il suo viaggio a Torino per venerare la
Sacra Sindone che vi era stata appena trasferita da Chambéry. Le sue fortune continuarono
nella parabola discendente, anche in conseguenza del movimento culturale antitradizionale
e sovvertitore che faceva appello alla scienza e alla ragione, di quel periodo storico che
va sotto il nome di illuminismo. Si iniziò con il graduale allontamento dei suoi monaci e
con periodiche alienazioni dei suoi beni materiali a favore di privati. L'antica
fondazione pose fine definitivamente alle sue gloriose ed antiche funzioni intorno al 1800
allorché, in seguito alle ultime espropriazioni operate dall'occupazione francese del
Piemonte, fu dichiarata bene nazionale.
L'Abbazia di Vezzolano non ebbe autorità sulle chiese castelnovesi, tuttavia sorgendo
appena oltre il confine settentrionale del nostro comune, fu meta di frequenti
pellegrinaggi della nostra popolazione che attraverso i secoli potè fruire dei suoi
benefici morali. Anche oggi, grazie alle mutate condizioni di viabilità e di
motorizzazione, è raggiunta da frequenti gite turistiche, mentre la chiesetta è scelta
da numerose coppie della zona per la celebrazione delle loro nozze.
Riferisce la cronaca che l'anno 1817 fu particolarmente memorabile per la grave
siccità, tanto che il grano, nella previsione di una carestia, raggiunse prezzi
elevatissimi. Dal novembre 1816 al maggio successivo non cadde né una goccia di pioggia
né un fiocco di neve. Allora i fedeli di Mondonio vollero propiziarsi la Madonna con una
processione fino a Vezzolano. Alla partenza il cielo era totalmente sereno; ma al ritorno,
prima ancora che i pellegrini avessero raggiunto le loro abitazioni, un'abbondante pioggia
ristorò l'arsa campagna, e pur favorendo qualche raffreddore convertì le trepidazioni in
tranquilla speranza di sufficienti raccolti.