L'esistenza della sorgente di
acqua minerale alcalina di Bardella, pur risalendo a tempo immemorabile, rimase pressochè
sconosciuta e negletta fino al 1819. In precedenza il suo consumo si era basato più
sull'esperienza che sulla conoscenza della sua intima natura ed era stato circoscritto
alla popolazione della zona limitrofa. Fu il medico di Castelnuovo dott. Cafasso che
intuendone le virtù la prescrisse con molto vantaggio in varie morbose affezioni e ne
espose i risultati al collega G. L. Cantù professore di chimica all'Università di
Torino. Questi in seguito a profondi studi di analisi ne confermò e divulgò le
caratteristiche balsamiche. L'acqua di Bardella che egli definì sulfureo-salma, fu
nuovamente analizzata negli anni 1859, 1900 e 1912 da altri eminenti medici che ne
confermarono la ricchezza di elementi che concorsero a guarire svariate malattie
gastro-intestinali e bronchiali.All'inizio del nostro secolo la sorgente di Bardella
divenne assidua meta di malati provenienti da Torino in cerca di guarigione e benessere,
grazie anche ai proprietari degli alberghi dell'Orso e della Ciocca nonchè al Sig.
Rainero, concessionario per il servizio di omnibus tra Chieri e Castelnuovo, che
noleggiavano vetture per la vicina località. Tuttavia l'acqua, che aveva incontrato la
fiducia di un crescente numero di pazienti, si poteva trovare in vendita anche in alcune
drogherie e a Torino nel deposito principale della Ditta Fratelli Paissa di Piazza San
Carlo. I suoi consumatori possono provare qualche ripugnanza nei primi assaggi, ma dopo
qualche giorno la preferiscono alla migliore acqua comune nel bisogno di estinguere la
sete. Questa opinione fu pure espressa dal suaccennato Cantù nel lontano 1823.
L'odore e il sapore dell'acqua solforoso-alcalina traggono origine dal sottosuolo ricco
di gesso, minerale che si presenta sia in eleganti cristalli trasparenti, sia in grandi
ammassi rocciosi. Si tratta di solfato di calcio biidrato la cui formula è CaSO4.2H20, e
viene usato, come tutti sanno, per preparare il cosiddetto gesso da presa. Questo accenno
alle cave di Bardella, abbandonate da oltre un ventennio, serve a chiarire che l'acqua
sorgiva assorbe da quel sottosuolo le sostanze minerali che la caratterizzano.
In questi ultimi decenni il lento declino dell'opera muraria e l'incuria per la stessa
fonte, che in due secoli sembra abbia diminuito la fornitura da 150 a 50 litri circa ogni
ora, fece ricadere quasi nell'oblio la sua esistenza. Ora, in seguito alla
ristrutturazione dell'edificio, la reputazione dell'amena località richiamerà nuove
schiere di turisti desiderosi di verificare l'efficacia dell'acqua salutare, sempre che
dalle nuove analisi essa risulti potabile.