Come altrove, anche a
Castelnuovo i nobili formavano il principale nucleo del governo cittadino. Il Comune
rurale difficilmente riusciva a spezzare tutti i legami feudali; e per ottenere un regime
autonomo doveva lasciare aperto l'ingresso all'antico Signore, il quale talvolta si
riservava la nomina o l'approvazione dei magistrati comunali. Inizialmente quindi i nobili
avevano il sopravvento, occupando quasi tutte le cariche, anche se il Consiglio Generale
era l'assemblea di tutti i cittadini maggiorenni del Comune.Però a poco a poco tutta
l'azione del Comune fu diretta verso una completa autonomia dal Signore e Feudatario,
sollevando contro di lui i lavoratori dei campi con il miraggio della piena libertà.
Tuttavia se la condizione giuridica delle classi rurali migliorò, di fatto non variò
molto il loro stato economico, poiché esse passarono spesso dalla servitù del feudatario
alla dipendenza del Comune con patti non meno gravosi.
Da una pergamena risulta che Castelnuovo nel 1359 otteneva accolto da Galeazzo
Visconti, signore di Milano ed Asti, un ricorso per cui si riconoscevano i propri Statuti
con l'Ufficio di Podestà, al quale era concessa ampia giurisdizione della cause civili e
criminali; veniva eletto ogni anno ed aveva la pienezza del potere esecutivo. Egli doveva
delegare un Luogotenente, il quale aveva l'obbligo di risiedere nel Palazzo del Comune;
dopo di che gli si consegnava lo scettro. Gli Statuti erano veri codici politici, civili e
penali dei liberi Comuni: la legge dei nuovi tempi, a salvaguardia della sicurezza del
territorio e dei suoi abitanti.