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Cronistoria

La nostra piaga nel secolo IX era appartenuta ai Conti di Torino i quali, promossi Marchesi, estesero la loro autorità militare su gran parte dell'odierno Piemonte. Nel secolo seguente Castelnuovo divenne possesso dei Marchesi d'Ivrea il cui capostipite era stato Anscanio da cui ebbe origine sia la famiglia dei Biandrate (in quel di Novara) che quella dei Rivalba. I Biandrate, che nel 1168 ebbero il castello nel novarese distrutto dall'esercito della Lega Longobarda, erano Signori della Contea di Porcile che comprendeva Poirino, Buttigliera, Chieri e dintorni, essendo signore Guido il Grande, che combattè per Federico Barbarossa. Nel 1152, come già accennato, il Conte Guido con la conferma del Barbarossa diede in feudo la nostra piaga alla famiglia Rivalba sua congiunta. Il nostro territorio però nel 1155, sempre per l'autorità dell'imperatore, passò ai Marchesi del Monferrato (capostipide Aleramo) a ricompensa della loro fedeltà, unitamente ad Asti e Chieri che erano state poco prima incendiate.

Intanto le lotte tra la Lega dei Comuni Lombardi ed il Barbarossa si concludevano con la famosa battaglia di Legnano del 1176. La conseguente pace di Costanza del 25 giugno 1183, pur affermando il principio dell'autorità imperiale, concedeva ai Comuni i diritti da essi rivendicati, aprendo la strada alla più ampia autonomia in vari campi.

Ne approfittò la città di Chieri che, resa più forte dalla suddetta pace, nel 1187 si impadronì di Castelnuovo. Però i Rivalba nel 1193 rivendicarono i loro diritti partecipando ad un trattato di pace tra il Marchese Bonifacio di Monferrato e il Comune di Asti, i quali ritennero conveniente consolidare l'importante fortezza a difesa dai pericoli di Chieri e del Conte di Savoia.

Comunque il primo documento probante di Castelnuovo si ha appunto nel 1187 allorché già era appartenuta ai Rivalba, e dal quale risulta che era stata fondata tra il 1152 e il 1187 dagli stessi Rivalba divenuti pertanto Signori di Castelnuovo.

Ma le peripezie di nostra terra erano appena cominciate. Si stava vivendo in quei calamitosi tempi in cui i feudatari si ribellavano all'autorità imperiale, ed era un susseguirsi continuo di guerriglie tra Ghibellini che parteggiavano per l'Imperatore e il potere civile, e i Guelfi che parteggiavano per il Papa e il potere ecclesiastico.

Nel 1224 Castelnuovo con altri paesi circostanti passò in feudo ai Marchesi di Monferrato; nel 1254 ritornò ad Asti e nello stesso anno ai Rivalba. Questi avevano esteso il loro dominio anche sui territori di Lovencito, Moriondo e Mombello, ma dovettero ben presto cederli a Chieri, e nel 1290 la maggior parte del nostro territorio passò sotto il dominio di Asti.

Nel 1326 l'esercito dei Conti Radicati di Cocconato diretto contro il Comune di Chieri, saccheggiò il nostro territorio; lo stesso fatto si ripeté due anni dopo per opera dell'esercito di Chieri diretto contro i Radicati.

Nel 1355 Castelnuovo ritornò sotto la podestà dei Marchesi di Monferrato, nella persona del Marchese Giovanni, al quale l'imperatore Carlo IV, per rimunerarlo, concesse molti castelli e molte terre, fra le quali appunto Buttigliera e Castelnuovo, confermando così il diploma di Federico I del 1164 ai Marchesi stessi.

Rammento per inciso che il ramo della casa Aleramica regnante fin dal secolo XI sul Monferrato, nel 1305 si estese, ed ebbe origine la seconda casa ramo dei Paleologi, che nel 1431 trasferirono la capitale del Monferrato da Chivasso a Casale. I confini del loro territorio comprendente gran parte delle colline a sud del Po e parte delle Langhe, subirono nei tempi notevoli variazioni.

Nel 1359 avvenne un fatto penoso che esporrò nel prossimo capitolo: la distruzione del Castello che condizionò la vita politica ed economica della cittadinanza castelnovese.

All'inizio del 1400 un esercito francese, qui di passaggio e che agiva per conto di Casa Savoia, smantellò il castello di Albugnano. Poi Castelnuovo nel 1420 fu sede di trattative di pace tra i Marchesi di Monferrato e i Savoia.

Questi sono i fatti salienti di una serie ininterrotta di ribaltamenti, sopraffazioni, invasioni e prepotenze che rispecchiano le situazioni di quei tempi lontani in cui la nostra gente nutriva la speranza e cercava la pace rifugiandosi nella fede. Se il nome di Torino quasi non compare in questa concisa esposizione, si deve al fatto che il territorio di Castelnuovo non essendo confinante, non ebbe diretti contatti con quella antica città la quale, quando si sottrasse alle autorità feudali per reggersi a libero Comune, contava appena 5-6000 abitanti. Inoltre, vivendo anch'essa fra continue turbolenze e desolazioni lasciate dal passaggio delle truppe, nonché a causa di nuovi mutamenti di signorie, nella seconda metà del secolo XIV vedeva ridotta la sua popolazione pari a 2/3 rispetto a quella di Chieri e di Asti che nel 1377 superavano entrambe i 6000 abitanti.

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